Corte Strasburgo: “I diritti umani non sono violati dal divieto di donare embrioni alla ricerca”

La corte europea dei diritti umani, con una sentenza conclusiva, ha rigettato la domanda per la donazione di embrioni ottenuti da fecondazione in vitro a scopo di ricerca scientifica. La domanda era stata esibita da Adele Parrillo, vedova di Stefano Rolla, regista assassinato nell’attentato del 2003 a Nassiriya, in Iraq dove persero la vita 19 dei nostri connazionali.

Corte Strasburgo: "I diritti umani non sono violati dal divieto di donare embrioni alla ricerca"

Corte Strasburgo: “I diritti umani non sono violati dal divieto di donare embrioni alla ricerca”

La Corte europea per i diritti umani di Strasburgo ha decretato, quest’oggi, che il nostro Paese non ha violato la convenzione europea sui diritti dell’uomo per non aver autorizzato la donazione a scopo della scienza di embrioni umani ottenuti per mezzo la fecondazione in vitro.
Lo si può verificare in un articolo diffuso quest’oggi dalla Corte europea di Strasburgo per i diritti umani.

I giudici di Strasburgo hanno deciso che l’articolo tredici della legge 40/2004, che proibisce la sperimentazione sugli embrioni, non viola il diritto al rispetto della vita privata di Adelina Parrillo. La Corte ha riconosciuto al nostro Paese un ampio livello di manovra su una argomento così sensibile sul quale non c’è ancora un consenso europeo.




La questione riguarda una cittadina del nostro Paese, Adelina Parillo, che nel 2002 utilizzò la fecondazione in vitro assieme al suo compagno, ottenendo 5 embrioni che non però mai stati impiantati per colpa del decesso del partner della donna durante l’inverno 2003.

La signora Parillo decise di non intraprendere la gravidanza dopo la morte del compagno, ma prese la decisione di donare alla ricerca scientifica gli embrioni , nello specifico per la cura di patologie difficoltose da curare.
La legge d’Italia vieta in ogni modo esperimenti sugli embrioni umani. La domanda della signora Parillo non era stata dunque accolta, malgrado sia arrivata prima che la legge attualmente vigente che proibisce l’uso di embrioni umani fosse entrata vigente nel 2004.
La Corte spiega la sua decisione precisando che lo studio della legge italiana “ha generato un dibattito importante” e che le autorità del nostro Paese “hanno preso considerato l’interesse dello Stato nel prendersi cura dell’embrione e l’interesse delle persone coinvolte“, si continua a leggere nella nota della Corte.

La Corte decide in aggiunta che, nella fattispecie in particolare, “il divieto è necessario in una società che si definisce democratica” siccome non ci sono prove che il partner della signora Parillo potesse trovarsi d’accordo nel donare gli embrioni.
La Corte ha però acconsentito per la prima volta il principio che una scelta sul destino di un embrione prenda anche in considerazione la vita privata di un cittadino, nell’aprire dunque nuove eventualità di ricorsi futuri.
La Corte di Strasburgo fa capo al consiglio d’Europa, un’associazione distinta dall’Unione europea, e di cui fanno parte anche paesi come Azerbaigian, Russia e Turchia.

Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica ricorda “molti tribunali del nostro Paese si trovano di fronte alle domande di coppie di donare embrioni non utili per una gravidanza alla ricerca“. E relativamente alla decisione presa quest’oggi sottolinea: “la Corte di Strasburgo non ha respinto lo ricerche sugli embrioni nel nostro Paese, ma ha evidenziato che il divieto di donare embrioni per la ricerca scientifica non va a ledere il diritto di Adele Parrillo, che aveva chiesto di utilizzare proprio per questo obiettivo quelli di sua proprietà“.

Se il amministrazione del governo Renzi – termina l’avvocato Gallo – desidera adoperarsi prima della Consulta, lo deve fare celermente. Per questa ragione abbiamo supportato un ricorso per la libertà di ricerca sugli embrioni, fino a quando finiremo di essere costretti a importare embrioni dall’Australia, Svezia, USA, UK nel momento in cui gli embrioni dei nostri cittadini non possono essere utilizzati“.

Adele Parrillo, la vedova di Stefano Rolla, uno dei diciannove italiani che morirono nella strage di Nassiriya del 12 novembre 2003. Sceneggiatore e Regista e sceneggiatore, Rolla si trovava alla base militare Maestrale per la produzione di un documentario sulla missione militare del nostro Paese in Iraq.
Nemmeno il dolore” è il libro che la giornalista Adele Parrillo ha scritto sulla sua dolorosa storia.

Stefano Rolla morto a nassiriya il 12 novembre 2003

Stefano Rolla morto a nassiriya il 12 novembre 2003

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Si occupa dell'informazione relativa ai programmi televisivi italiani e stranieri sulla guida Tv Zam. Redattore dei palinsesti tv e delle news sulla programmazione televisiva d'attualità, politica, sport, spettacolo e cultura.

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