La guerra dei mondi o una guerra tra generazioni?

La guerra dei mondi

La guerra dei mondi

Condotta con tono provocatorio da David Parenzo l’ultima puntata del talk show su Rai3 ha messo in risalto le difficoltà dei giovani ad aprirsi un varco nella vita di oggi. Le maggiori cause delle loro paure? Quelle economiche e lavorative, ma…

La guerra dei mondi o guerra tra due generazioni. Ecco in sintesi l’interessante quarta puntata del talk show trasmesso in diretta da Rai3 lo scorso 5 luglio. Un bel confronto tra sessantenni tuttora rampanti ben lontani dall’abbandonare il campo attivo del lavoro e della progettualità e trentenni impossibilitati a trovare la propria strada nella vita. In realtà, a ben guardare, è stato un confronto ben più profondo, che un semplice discorso generazionale non poteva esaurire.

Una puntata ben condotta da David Parenzo che palleggiava gli argomenti fra i maturi rappresentanti di una quasi terza età che si allontana sempre più e i giovani, fin troppo spesso considerati tardo adolescenti fino alla soglia dei 40 anni. Giovani che faticano a sbarcare il lunario quotidiano, barcamenandosi fra lavori precari, periodi di vuoti lavorativi supportati dai genitori, stages infiniti e mal pagati se non gratuiti, call centers part time e una serpeggiante ma sempre latente sensazione di insicurezza.
La puntata aveva preso l’avvio dall’apparente banale domanda “Perché il matrimonio non è più per tutta la vita?É vero che i ragazzi e le ragazze di oggi fanno più fatica a costruire relazioni stabili?
Dov’è il problema? – ci si chiedeva in diretta – dipende tutto dalla crisi che rende difficile la formazione di una famiglia o sono le nuove generazioni ad avere un approccio diverso nei rapporti di coppia? Ospiti in studio il Vescovo di Palestrina e Presidente della Commissione Episcopale per il Laicato Mons. Domenico Sigalini, la giornalista Ritanna Armeni e il Direttore di Tempi Luigi Amicone.
Per i giovani lo scrittore Luca Bianchini, autore del successo editoriale “Io che amo solo te”, la giornalista Marianna Aprile ed Eleonora Voltolina, direttore de “La Repubblica degli stagisti”.

Da un discorso puramente teorico e culturale, si è presto scesi a un’analisi della realtà, cui hanno partecipato con grinta le ospiti donne soprattutto, in prevalenza giornaliste, sia tra le rappresentanti delle giovani generazioni, che della vecchia guardia, in particolare la Armeni.
Perché oggi non ci si sposa più o se lo si fa si arriva alla soglia dei 40? Quasi per sfinimento in un certo qual modo. Per la Armeni le ragioni economiche stanno alla base del cambiamento di abitudini, ma anche dell’assenza di progetti che invece negli anni 70 – 80 i giovani potevano permettersi. “Allora ci si poteva permettere di fare progetti e di pensare al futuro – afferma la giornalista – perché il lavoro si trovava con facilità, se non piaceva lo si cambiava con altrettanta facilità, e veniva da sé che se due giovani lavoravano entrambi con occupazioni continuative, potessero pensare al loro futuro come coppia e quindi al matrimonio.
La stabilità economica pare davvero al centro della sicurezza anche nelle relazioni di coppia come elemento imprescindibile e basilare di partenza, perché, sia giovani che “vecchi” si sono trovati d’accordo nel considerare un minimo di tranquillità economica la molla che spinge avanti anche la progettualità. In caso contrario , tutto si arresta. Cosa di cui per altro siamo tutti testimoni in questi ultimi anni. Ma fino a un certo punto, se andiamo a considerare la questione nei particolari.
Qualcuno, tra i giovani, ha aggiunto “come si può avere un mutuo se si ha un lavoro precario? Quindi non si esce dalla casa dei genitori se non si può avere una casa”. Prontamente sia Armeni che altri della vecchia guardia si sono però contrapposti a tale motivazione: “Noi negli anni 70 avevamo il coraggio di sposarci anche senza soldi. Io mi sono sposato senza il becco di un quattrino! – replicava uno spettatore.
Sì, ma anche se non avevi soldi da parte, avevi un lavoro sicuro, l’avevate in due e questo bastava per cominciare senza paure”, rispondono le giovani leve.

Dai motivi economici si scivola a quelli emotivi, impercettibilmente qualcuno comincia a parlare di paura. La paura arriva quando non ce la si fa ad arrivare a fine mese, quando non sai se ti confermano anche quel misero stage che ti dà una garanzia solo per pochi mesi – replica Voltolina. Magari è grazie proprio a quel misero stage che la coppia può avere una propria autonomia abitativa, pagando l’affitto di un monolocale in periferia.
Paura perché non è possibile avere l’entusiasmo di fare progetti, quando hai solo il dieci per cento delle possibilità, a essere ottimisti, che quei progetti si realizzino. Paura che dopo due, tre, quattro volte che ci riprovi ricominciando da capo e speri che i tuoi meriti e le tue capacità vengano riconosciuti, ti accorgi che sono solo i motivi economici dell’azienda a farti perdere l’ennesima possibilità di trasformare lo stage in un posto a tempo indeterminato, oggi un sogno spesso irrealizzabile per le nuove generazioni.
Si è parlato molto di paure, di insicurezze, di incertezze dei giovani in quest’ultima puntata. I vecchi ben lungi dal colpevolizzarli, quanto invece tristi nel constatare come anch’essi abdichino troppo facilmente senza lottare, subendo condizionamenti che negli anni 70-80 non erano nemmeno ipotizzabili.
Ma al di là dei lati economici che nessuno nega, alla domanda di Parenzo: “Ma perché ci si sposava di più un tempo e ci si separava meno? Cosa è cambiato nei giovani?” Tra i “vecchi” qualcuno ha raccontato che pur di sposarsi, lo aveva fatto con una semplice festa paesana, un tavolone imbandito all’aperto, per la quale non aveva speso quasi niente. Una cosa tipo balera felliniana, a pane salame e allegria. Quanti giovani oggi si accontenterebbero di questo? “Ma oggi non serve più sposarsi !”– immediata la risposta dei giovani ospiti.
Nuovo elemento culturale è infatti quello della convivenza, oggi naturalmente accettata come le coppie di fatto, mentre solo 20 anni fa era impensabile la convivenza se non sancita dal matrimonio. Oggi se lo si fa, si vuole però la grande festa, quindi si aspetta finchè non ci si può permettere di spendere per un matrimonio alla grande.
E cosa dire dell’altissima percentuale di separazioni in Italia in costante aumento? – provoca di nuovo il conduttore.
La Armeni chiarisce, e con lei d’accordo anche la fazione delle giovani giornaliste, che le donne un tempo si “facevano andare bene il matrimonio” perché , senza un’occupazione che le rendesse autonome economicamente, non avrebbero saputo dove andare. Le donne dipendevano in tutto dal marito. Quindi in realtà questo è un falso problema: oggi si separano di più perché le donne non accettano più la sudditanza e, talvolta, i maltrattamenti di un tempo.

E qui Monsignor Segalini, per altro piacevolmente ironico in molti interventi, fa un poco gradevole scivolone, commentando “Se per uno schiaffo si deve mandare all’aria un matrimonio dove magari ci sono anche due o tre figli…”. Cui immediata segue la risposta della giovane giornalista Aprile “No Monsignore, magari per un solo schiaffo no, ma spesso a un primo schiaffo ne fa seguito un secondo, e poi quasi sempre un terzo e altri ancora”.

Quale periodo migliore allora per sposarsi, fare progetti di coppia e famiglia, fare figli, avere il coraggio di vivere? Trent’anni fa, periodo economicamente più facile ma culturalmente più controllante, oppure oggi, quando il vicino di casa non ti guarda col binocolo per poi raccontare tutto a mammà, ma dove è difficile pagare il mutuo o affitto, la macchina, le bollette , la spesa… e le difficoltà notevolmente accresciute con tutto il loro carico di stress che contribuiscono alle separazioni e ai divorzi?

Un video e una intervista hanno risposto con due esempi concreti: uno per le giovani generazioni, l’altro per le meno giovani. Il video riprende una giovane famiglia composta da genitori, lui fotografo, lei un lavoro in proprio con ben 7 figli. Casa in campagna, condivisa coi genitori di lui, molto lavoro nell’orto, le galline, le uova, molto cibo preparato in casa, camere da letto con 3-4 figli per stanza. Tanto lavoro e tanto ottimismo e voglia di farcela, anche se le spese fanno arrivare alla fine del mese a volte al pelo.
Poi l’intervista del conduttore a Chantal Borgonovo, moglie dell’ex calciatore Stefano, deceduto pochi giorni fa di Sla. La signora 46 anni, appariva serena, si erano sposati quasi ragazzini, la loro un’unione durata molti anni, più forte della malattia.
Da quale parte sta la verità?

Informazioni su Paola Federici

Paola Federici è psicologa psicoterapeuta, scrittrice e giornalista. Ha fondato  il Centro Psicologico di Binasco (Milano). Riceve sia nello studio di Milano che in quello  di Binasco.  Ha scritto libri di psicologia divulgativa per tutti: "I bambini non ve lo diranno mai ma i loro disegni si"; "Il tuo bambino lo dice con i colori"; "Mi disegni un albero?"; "Gli adulti di fronte ai disegni dei bambini", “Lo stress del terzo millennio ( Ed. Franco Angeli). Ha collaborato con quotidiani e riviste nazionali Mondadori e Rizzoli (Donna Moderna, Confidenze, Donna Informa, Insieme, il Giorno, Il Resto del Carlino e altri). E’ stata per anni Direttore responsabile del mensile “La Tua Zona sud Milano). Per contatti, richieste di articoli  e appuntamenti scrivere a paolafedera@gmail.com
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