E il quinto giorno fu la pace. Dopo un’intera notte, trascorsa a ragionare di soldi (come recuperare 8 mln di euro), di piani per ricapitalizzare l’AMT di Genova, o come far fronte alle difficoltà dell’Azienda che deve, in qualche modo, salvare capra e cavoli e cioè assicurare alle banche il rientro nei parametri di bilancio, senza poter contare sui finanziamenti statali e, d’altro canto, come salvaguardare le legittime richieste dei dipendenti, i quali non vogliono saperne di sacrifici (ulteriori).
Genova, che storicamente vive le battaglie della classe operaia del triangolo industriale del nord-ovest. Genova, che nella tradizione dei lavoratori del porto, i “Camalli” (un tempo gli scaricatori di porto), ha una cultura sindacale tra le più vive e combattive del nostro Paese. Genova, che nel luglio del 2001 si è prestata ad ospitare il “G8”, riportandone ferite importanti, ancora oggi ben presenti nei ricordi dei suoi cittadini. Genova, candidata a diventare il porto più importante dell’area mediterranea, a detta della politica nostrana, ma con la consapevolezza che ciò non avverrà più, in ragione dei soliti ritardi della politica nel prendere decisioni e avanzare piani programmatici per lo sviluppo del Paese.
Tutto questo è Genova, città dagli antichi sapori marinareschi ma con un occhio sempre attento a tutto ciò che si muove nell’Europa e nella vicina Val Padana.
Questa volta, però, la lotta è stata dura e a pagarne le conseguenze è l’intera cittadinanza, fatta di lavoratori e studenti, cittadini e operai. Per quattro giorni nessun mezzo ha potuto circolare, nessuna fascia protetta è stata rispettata, come vorrebbe la legge. Tant’è che dalla Questura genovese è partita, come atto dovuto, un’informativa diretta alla Procura della Repubblica per “Interruzione di pubblico servizio”, la quale ha già aperto un fascicolo. Insomma qualcuno, comunque, dovrà rispondere per questa forma di “interruzione” che ha piegato il capoluogo ligure per quasi un’intera settimana. I particolari e le ragioni della protesta son ben noti a tutti: l’azienda AMT, deputata a garantire il servizio pubblico del trasporto nella città e nella provincia, stava rischiando la chiusura totale e il licenziamento di alcune migliaia di dipendenti, se non si fossero adottate misure, anche estreme, per pagare gli 8 mln di euro di debiti. Debiti che nessuno voleva pagare: né la Regione, né la Provincia né, tantomeno, il Governo. Quindi, la soluzione proposta dagli amministratori, attraverso i rappresentanti sindacali, era quella di chiedere ulteriori sacrifici ai lavoratori in termini di soldi e ore di lavoro. Da qui la protesta e la decisione di andare avanti ad oltranza. La reazione dei cittadini genovesi è stata ammirevole, poiché si sono stretti ai dipendenti dell’azienda, avendone compreso appieno le ragioni.
Quando, al termine del terzo giorno di sciopero dei lavoratori dell’AMT, con la città praticamente paralizzata, sono arrivati da Roma alcuni delegati dell’ATAC capitolina (lavoratori del trasporto pubblico di Roma) per testimoniare la loro vicinanza con un invito a spostare lo sciopero nella capitale, qualcuno sia del sindacato come dell’amministrazione comunale ha compreso che, questa volta, la protesta avrebbe avuto uno strascico devastante e, forse, non così vantaggioso per gli amministratori pubblici del capoluogo ligure, come per la politica.
In sostanza, pace fu nella notte tra il quarto e quinto giorno della lotta dei lavoratori dell’AMT, che ora avevano (finalmente) un patto siglato, il quale prevedeva che la Regione Liguria, il Comune di Genova e l’Azienda avrebbero messo in campo tutte le risorse necessarie (inteso anche come politiche programmatiche per il rilancio dell’Azienda) affinché l’AMT di Genova possa continuare a svolgere il proprio servizio.
Tra i vari momenti che devono essere ricordati, oltre a quello appena descritto, segnalo l’intervento del M5S che è sempre rimasto al fianco degli scioperanti, fino alla partecipazione di Beppe Grillo ad uno dei tanti cortei, che si sono svolti nella Città della Lanterna, per richiamare l’attenzione del sindaco Marco Doria. Beppe Grillo, nel rilasciare un suo commento ha affermato: “Sto con i lavoratori, hanno ragione a protestare. Il welfare deve essere difeso, il trasporto pubblico deve essere finanziato. Bisogna cambiare la mentalità come fa tutto il mondo disincentivando il trasporto privato a favore del pubblico”. E ancora: “In Italia abbiamo buttato tante occasioni riguardo al trasporto. Siamo stati i primi a produrre auto elettriche, auto ibride e auto a idrogeno. Venivano persino dalla California a vedere le auto prodotte da Ansaldo”. A dirla tutta, Grillo torto non ce l’ha se è vero, come è vero, che ad esempio in Giappone, i cittadini di Tokio possiedono un’automobile a patto che abbiano un posto dove parcheggiarla e, ancora, per un’auto acquistata a Singapore si paga più per la tassa di immatricolazione che per il valore stesso dell’auto. Bisogna, evidentemente, ripensare tutto il sistema dei trasporti, pubblici e privati, non solo dal punto di vista economico ma anche da quello della sostenibilità ambientale. Questo il pensiero, interpretato nelle poche battute fatte durante il corteo di Genova, del leader del M5S.
Tuttavia, Grillo non perde occasione per attaccare la politica italiana e senza far sconti a nessuno, accusa il sindacato di essere “vecchio e superato”, il Premier Letta di “Svendere tutto” e, ancora, anticipando quel che, a suo avviso, sarà la prossima stagione di duro confronto tra i Grillini e i partiti che sostengono il governo, ribadisce la sua volontà di continuare la lotta che “Sarà all’ultimo sangue” e “Si parte da qui e devono seguire tutte le città italiane”.
Il riferimento al piano di stabilità per il 2014 del Primo Ministro, volto ad una parziale dismissione di alcune tra le società che vedono la partecipazione dello Stato, vendendo parte dell’azionariato il quale servirebbe a finanziare per il 50% la Cassa Depositi e Prestiti e per la restante metà al risanamento del debito pubblico. Il leader dei 5stelle evidentemente non ci sta e Letta è avvertito.
Genova, nel corso della giornata odierna, vedrà tornare alla normalità i trasporti e i suoi cittadini indaffarati come sempre torneranno alla vita di sempre. La sua cittadinanza, anche questa volta, ha saputo sostenere le istanze di chi lavora per una vita dignitosa e per la crescita della società, ed è per queste ragioni che continua a guardare avanti, fiduciosa, consolandosi al ricordo delle mai dimenticate canzoni dei suoi cantautori liguri, da Lauzi a De André, che hanno saputo ben interpretare lo spirito delle genti liguri.
Ancora un a volta i genovesi si affideranno alla luce della sua “Lanterna”, che indica la via del ritorno alle genti di mare.