È questo il caso degli ospiti presenti sabato sera a Che tempo che fa: Nuccio Ordine, Giovanni Cuperlo e Riccardo Muti.
L’utilità dell’inutile. Manifesto è l’ultimo libro di Nuccio Ordine, professore di letteratura italiana presso l’Università della Calabria, pubblicato qualche mese fa da Bompiani. Nato in seguito alla raccolta di appunti e citazioni segnati durante le ore di lezione in aula, questo testo vuole essere il ‘manifesto’ dell’inutile, e cioè di tutto ciò che non produce profitto, ma è necessario per nutrire lo spirito.
L’arte, la musica, i libri, la cultura, il sapere, tutto questo non ha spazio in un sistema prettamente utilitaristico per il quale l’univo valore-scopo è il guadagno materiale e in cui la domanda di rito è “a che cosa serve?”; tuttavia Ordine vuole porre l’accento su come tutti questi elementi siano fondamentali per l’uomo, per il suo essere umano, per il riso e il sorriso, per l’umorismo e la felicità, come ha scritto Eugène Ionesco la cui citazione viene letta dal docente al pubblico.
L’utilità dell’inutile è, insomma, la sua capacità di renderci migliori.
E la voglia di miglioramento traspare chiaramente dalle parole di Giovanni Cuperlo, la cui intervista occupa la parte centrale della puntata.
Candidato alle primarie per la segreteria del Pd, insieme a Matteo Renzi, Gianni Pittella e Pippo Civati, l’ultimo segretario del FGCI esprime le sue posizioni – diverse da quelle di Renzi – in merito alla crisi e ai provvedimenti prioritari da attuare per superarla, che per Cuperlo devono avere come punto di riferimento e motore d’azione la dignità della persona; discute dell’evasione fiscale che grava sui contribuenti onesti e rispetto alla quale c’è bisogno di interventi forti e coraggiosi, che non temano le lobby e le consorterie; ricorda la lotta alla legalità che proprio ieri mattina ha trovato espressione a Milano nella manifestazione per Lea Garofalo; e più in generale parla di come il progetto del Pd possa essere «la riscossa, la rinascita e la ripartenza del Paese» attraverso una «rivoluzione della dignità che parte dal basso».
Opera rivoluzionaria, ma di tutt’altro genere e tenore, quella di Riccardo Muti, che in nove cd inediti (raccolta dal titolo Il mio Verdi) ha voluto rendere omaggio ad un gigante della storia della musica italiana, Giuseppe Verdi.
Duecento anni ci separano dalla nascita di un artista apprezzato in tutto il mondo, capace di ‘confortare’ come nessun altro il suo pubblico: «Verdi, come uomo, parla dell’uomo all’uomo», dice il direttore della Chicago Symphony Orchestra, per questo motivo le sue opere suscitano la medesima commozione in tutti gli spettatori di tutti i teatri del mondo. Verdi riempie la sua musica di umanità e lo fa in modo universale.Un musicista completo, che per troppo tempo – ricorda il maestro – è stato ‘massacrato’ dagli esecutori e considerato dagli spettatori per singole arie piuttosto che per opere intere.
Ma Verdi è molto di più e l’opera di Muti lo conferma. Presto Riccardo Muti tornerà su Rai 3, ospite di Fazio, per raccontare e celebrare il suo Verdi.