Le impellenze istituzionali hanno la precedenza in una giornata particolare come quella di oggi. Anche se, da qualche tempo a questa parte, sembra che l’eccezione stia diventando la norma, e ci siamo quasi abituati alle richieste di fiducia del Governo in Parlamento.
La diretta da Palazzo Madama impone tempi brevi alla De Gregorio e al suo ospite Carlo Freccero, storico direttore di Rai 2, esperto di comunicazione ed in particolare di televisione.
E in un giorno in cui tutti i canali d’informazione hanno occhi ed orecchie puntate sulle vicende della politica italiana, Freccero ci aiuta a capire la natura del rapporto tra televisione e politica, facendo soprattutto attenzione al ruolo svolto dalla cosiddetta ‘diretta televisiva’.
È questo, infatti, uno dei temi trattati nel suo ultimo libro Televisione, edito da Bollati Boringhieri.
Nello specifico, è la tv generalista a fare ampio uso della diretta, a servirsi di questo espediente tecnico per dare l’impressione al pubblico di essere spettatore della realtà nel suo farsi, nel momento stesso in cui accade, prende forma e direzione.
I reality show sono il massimo esempio di questa grande illusione e la politica stessa viene trattata come fosse uno spettacolo da guardare invece che da vivere.
Non c’è spazio per un discorso ragionato, per un approfondimento vero e proprio, ciò che conta è solo l’aspetto emotivo, l’impatto psicologico che una scena può dare piuttosto che un’altra. Si prediligono, quindi, primi piani ad effetto, immagini che immortalano gesti teatrali, pose plastiche ai limiti del ridicolo.
Pensiamo, ad esempio, alla scelta delle fotografie da impaginare sui quotidiani d’informazione: difficile stabilire delle nette differenze di gusto estetico tra questi giornali e una dozzinale rivista di gossip. L’immagine che ne risulta è a dir poco tendenziosa e fuorviante.
Ma a dare questa immagine ‘drammatica’ della politica non sono solo i media, ma è la politica stessa, sono i suoi stessi uomini, che al ruolo dell’attore sembrano non voler rinunciare: fronti corrucciate, lacrime come se piovesse, cenni eloquenti e chi più ne ha più ne metta.
E così anche le vicende di governo diventano mero intrattenimento e il cittadino non è più partecipe reale, ma diventa semplice presenza virtuale dinnanzi ad un variegato palcoscenico che risponde all’unico imperativo del “the show must go on”.