Gioco d’azzardo patologico. Come uscire dalla dipendenza

Dipendenza Slot Machine

Dipendenza Slot Machine

Una volta c’erano i casino’, oggi i casino’ li abbiamo sotto casa. E non solo , come hanno scoperto i giornalisti della trasmissione tvLe iene” nelle loro inchieste, le sale possono essere anche in casa: a quanto pare esistono appartamenti privati adibiti a sale gioco, insospettabili, ovviamente illegali. Ma anche le sale legali sono pericolose per chi vi entra e comincia a giocare, perchè chi gioca è a rischio “dipendenza”, cioè incapace di smettere anche quando si accorge che sta dilapidando il patrimonio suo e della famiglia. Ma a questo punto è troppo tardi per riuscire a smettere solo con la propria volontà.

E cosi si comincia per gioco, per provare, basta entrare nel bar o dal tabaccaio all’angolo della strada, sembra cosa da poco, da tutti, pochi spiccioli e puoi giocare. Per trovarsi in seguito, e nemmeno tanto più tardi, stritolati  nella spirale dei debiti, spesso anche soli, perchè la famiglia, disperata,  li ha abandonati.

Il problema delle slot machines è a largo raggio: non solo personale e privato, ma ormai un problema sociale. Da una indagine del Sert – settore dipendenze – le cifre sono a dir poco preoccupanti: 15 milioni di italiani giocano, di questi, 3 milioni e mezzo sono ad alto rischio dipendenza. Se pensiamo che la popolazione italiana è di circa  45 milioni, ciò significa che un terzo gioca!

Dall’indagine sembra che un giocatore abituale perda settimanalmente dai 700 ai 900 euro, cifre che vanno ben oltre allo stipendio mensile di una famiglia. Siamo sui 3000 euro di perdita  media mensile. Cosa accade a questo punto?

La famiglia non ha di che vivere, di che sostentarsi, quindi si indebita, mentre il giocatore è sempre più convinto che in poco tempo si rifarà dei soldi persi, e che arriverà la vincita della sua vita a cambiargli l’esistenza. Questi false convinzioni sono già un sintomo di dipendenza, una sorta di campanello di allarme per i familiari.

Come psicoterapeuta avevo tempo fa ricevuto una signora disperata, moglie di un giocatore  incallito, che da anni prometteva piangendo che avrebbe smesso il giorno dopo. Le lacrime erano, ovviamente, quelle del coccodrillo e la moglie era giunta al mio studio perchè non sapeva più cosa fare. Eppure fino a quel momento aveva continuato a credere al marito, il quale, nel frattempo, oltre a dilapidare i risparmi della famiglia, aveva venduto di nascosto gli ori di famiglia, e, ciliegina finale, impegnato la casa con un’ipoteca. Non contento, la sua capacità di raggiro era divenuta tale da essere riuscito a convincere i suoceri a ipotecare anche casa loro. I debiti di gioco aumentavano e ormai stava perdendo anche la casa dei suoceri, oltre alla propria che era ormai andata al suo destino. Quando, messo alle strette, aveva dovuto confessare tutto alla moglie, la situazione pratica era ormai irrisolvibile.

Da questo esempio, cerchiamo di analizzare quali siano gli elementi che possono far riconoscere in tempo il giocatore dipendente e come agire il più presto possibile, prima che sia troppo tardi.

– Un elemento chiave è quello della bugia. Il giocatore è un mentitore. Lo fa cosi bene che gli si crede. I familiari devono invece pensare che la persona che avevano sempre conosciuto, lavoratore, ligio al dovere, sincero con la moglie e i parenti, ha subito un cambiamento dal punto di vista della personalità. Ora, il suo obiettivo primario è il gioco. Di fronte al gioco tutto passa in secondo piano. Perciò è disposto a mentire pur di continuare. Mai fidarsi di un marito che gioca e che inventa serate di lavoro o situazioni di amici da aiutare a dir poco fantasiose e assurde. Sta mentendo. Sarebbe bene riuscire a metterlo con le spalle al muro fin da questo momento.

– Un altro elemento chiave sono i soldi che spariscono e l’oro di famiglia che non si trova più nel solito cassetto del comò., dov’era sempre stato. Il giocatore, quando è diventato succube della dipendenza dal gioco, non rispetta più alcun valore. In questi casi l’atteggiamento più utile è quello di mantenere la freddezza necessaria. Le cose non si volatilizzano per magia. occorre non fasciarsi la testa. Di solito, invece, i familiari, per una reazione inconsapevole che li porta, per un primo periodo, a non voler accettare e riconoscere la dura realtà, tendono a procrastinare il confronto e a “credere”, inconsciamente, al marito, padre, o figlio che sia.

– Terzo elemento: le promesse non verranno mai mantenute. Stiamo parlando di smettere col gioco, la classica frase “lasciami andare ancora una volta e poi smetterò”. Anche questa rientra tra le false promesse. Se bastasse pensarlo per farcela a mettere in pratica la promessa, non esisterebbero più giocatori dipendenti.

– Il nucleo del problema: la dipendenza. Cos’è l’abbiamo detto. Quale siano le conseguenze, sono le stesse  di tutte le dipendenze: il non essere più in grado di disporre di se stessi, della propria volontà; rimanere succubi di quell’unica cosa che ha in testa il giocatore dipendente: continuare a giocare finchè si rifarà di tutte le sue perdite. Quindi ciò che gli preme, in quanto dipendente dal gioco, è disporre del denaro che gli serve per continuare a giocare. E sarà disposto a tutto pur di averlo.

Vediamo ora la soluzione. Perchè una soluzione c’è, anche se, è bene saperlo, prima ci si rende conto che si tratta di una dipendenza, prima si corre ai ripari e più ci sarà una possibilità di uscire dal circolo vizioso. Non dimentichiamo che la dipendenza dal gioco è una malattia e come tale va considerata. Quindi, attuare subito, appena il giocatore comincia a nascondere e a mentire,  alcune strategie. In realtà  non ce ne sono molte, ma funzionano se ci si mette in azione subito.

1. Siate decisi e anche duri col giocatore. Non lasciategli tempo, ogni minuto è prezioso.

2. Sappiate che esistono Gruppi anonimi di ex giocatori, cosi come esistono gli ex alcolisti anonimi, che si possono contattare per essere aiuatti. Sono  ex giocatori o parenti di ex giocatori, comunque persone che sono uscite dal giro e ce l’hanno fatta a riemergere. Vi consiglieranno, vi chiederanno di partecipare alle loro riunioni e bisogna fare in modo di andarci. Sia come familiari, sia obbligando il giocatore ad andarci.

3. Cosa fare se il giocatore non ci va, o dice che ci va ma non è cosi. Non abbiate mezze misure: la comprensione non serve in questi casi. Siate determinati, come mogli, compagne/i o genitori. Minacciatelo di metterlo fuori casa , non dategli più nemmeno un centesimo anche se farà il diavolo a quattro. Non ci sono alternative.

4. Siate invece coinvolti nell’andare alle riunioni, nell’essere presenti per mostrare quanto ci tenete a lui/lei. Quindi voi andate ai centri d’aiuto anche se lui non ci va. E’ probabile che vedendo la vostra determinazione si decida a provare.

5. Sappiate che i Sert delle Asl prendono in carico il dipendente da qualunque sostanza, in questo caso dal gioco. La malattia da curare è la ludopatia. E’ possibile che inizialmente lo aiutino anche con qualche farmaco, oppure solo con la psicoterapia o incontri di gruppo. Non siate contrari, non mettetevi in opposizione con gli specialisti, ma collaborate.

In genere queste modalità sono di grande aiuto. Certamente, ogni caso è soggettivo e va considerato nell’insieme della personalità e della storia familiare di ognuno. Non dimentichiamo che, come qualsiasi dipendenza, per cadervi, una persona deve trovarsi in un particolare periodo della sua vita, forse demotivato o deluso per qualche motivo, o poco inserito nella sfera sociale, con scarsi obiettivi di vita. Si può trattare di un giovanissimo che non sa cosa fare della sua esistenza, o di un adulto con problematiche diverse non evidenti alla luce del sole.

L’ideale è sempre la prevenzione. E’ chiaro che c’è sempre una molla che fa scattare qualsiasi situazione a rischio, soprattutto nelle dipendenze. E questa, se individuata per tempo, previene il danno ancor prima che sia messo in atto.

Informazioni su Paola Federici

Paola Federici è psicologa psicoterapeuta, scrittrice e giornalista. Ha fondato  il Centro Psicologico di Binasco (Milano). Riceve sia nello studio di Milano che in quello  di Binasco.  Ha scritto libri di psicologia divulgativa per tutti: "I bambini non ve lo diranno mai ma i loro disegni si"; "Il tuo bambino lo dice con i colori"; "Mi disegni un albero?"; "Gli adulti di fronte ai disegni dei bambini", “Lo stress del terzo millennio ( Ed. Franco Angeli). Ha collaborato con quotidiani e riviste nazionali Mondadori e Rizzoli (Donna Moderna, Confidenze, Donna Informa, Insieme, il Giorno, Il Resto del Carlino e altri). E’ stata per anni Direttore responsabile del mensile “La Tua Zona sud Milano). Per contatti, richieste di articoli  e appuntamenti scrivere a paolafedera@gmail.com
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