Serata finale di Masterpiece. Vince Nikola Savic

Nicola Savic vincitore di Masterpiece 2014

Nicola Savic vincitore di Masterpiece 2014

Scrittori o attori-cabarettisti? Quante variabili hanno influenzato le giurie?

Di Paola Federici

Alla fine alla serata finale del 31 marzo di Masterpiece ha vinto Nikola Savic,“ col suo romanzo “Vita migliore” sostenuto dalle concise parole di una schiva Susanna Tamaro, quando tutto faceva pensare alla vittoria della bella Raffaella Silvestrini, sostenuta dal suo padrino Donato Carrisi con la consueta enfasi da presentatore tv già dimostrata anche in altri programmi.

  La giovane scrittrice molto ha giocato di ciglia e di sguardi da cerbiatta, ma è scivolata fuori tema nel monologo , che doveva presentare il protagonista del suo romanzo, mentre lei ha parlato di se stessa. Gliel’hanno fatto notare e ha tentato di salvarsi in corner. Ma la Direttrice editoriale di Bompiani , Elisabetta Sgarbi, cui è spettata la decisione finale, ha optato per il libro di Savic, più adatto – ha affermato – commercialmente alla pubblicazione.

Savic ha sbaragliato anche il serissimo prof. Stefano Bussa, che aveva ben lavorato di metodo e tecnica, e per questo era molto piaciuto all’editor, che ama evidentemente i compitini ben fatti dai suoi scolari. Ha sbaragliato anche Stefano Trucco, anch’egli della generazione dei cinquantenni, ha mostrato sincera soddisfazione nell’ aver raggiunto il suo obiettivo, quello di arrivare nella terna dei finalisti e perciò contento di essere arrivato terzo. Lorenzo Vargas invece è rimasto piuttosto male quando è stato eliminato, aveva bigiato i suggerimenti dell’editor, per non aver voluto modificare il suo stile creativo – aveva spiegato.

Non abbiamo ancora letto i libri e non possiamo fare confronti e dare giudizi in veste di lettori, ma non per molto. Quanto meno la trasmissione avrà il merito di far leggere un po’ di italiani in più e sicuramente i libri dei finalisti saranno non solo pubblicati, ma ricercati da curiosi e appassionati. Il libro di Savic uscirà in 100.000 copie a breve.

Un occhio alla trasmissione

Essere scrittori ma anche attori e cabarettisti? Saper giocare col senso dell’umorismo di fronte al pubblico di telespettatori? Avere il sorriso da habitués dello spettacolo , la scioltezza di chi si dimentica di stare di fronte alle telecamere? La risposta pungente e ironica o lo sguardo da attrice navigata?
Quanto avrà contato la personalità degli scrittori in lizza sulla decisione delle giurie dei lettori , dei librai e sul pubblico? Quanto, rispetto allo stile narrativo e al libro in sé?
Vien da pensare ai più grandi scrittori della letteratura non solo italiana, geniali nella parola scritta quanto spesso burberi e schivi nella vita. Non tutti erano o sono giornalisti- conduttori, scrittori-registi, scrittori- presentatori, personaggi di spettacolo, soprattutto ai tempi in cui in tv i letterati andavano solo per ritirare qualche notevole premio e sparivano subito dopo, senza nemmeno partecipare alla festa in loro onore. Quanti di loro scrivono dal loro buen retiro e non amano apparire…elencarli sarebbe quasi impossibile. Certamente , ci sono stati anche i viveurs come Balzac, che delle notti parigine faceva tesoro per i contenuti dei suoi romanzi, o Bukowski, che di certo della gente non aveva paura, sguazzandoci in mezzo in luoghi non propriamente da letterati morigerati, ma il romanzo per se stesso è staccato dall’apparire, dal fare audience , dal sapersi “vendere” a un pubblico, come è appunto quello televisivo. Il romanzo, se vale, si fa leggere e l’autore si fa conoscere attraverso la sua opera.

I monologhi dei finalisti letti dall’ attore Giuseppe Battiston

In Masterpiece i libri degli autori sono stati certamente il punto di partenza per la giuria, ma quanti i condizionamenti che la TV ha proposto? Se il taglio delle prime puntate forse non poteva competere coi frizzanti programmi modaioli di cantanti ai raggi X , in seguito sono emerse capacità di “bucare” lo schermo notevoli da parte di alcuni partecipanti, come il viso e gli occhi di Raffella Silvestrini, o la simpatica ironia, la risposta pronta e, perché no, la faccia pulita di Nikola Savic. E quanto è valso ad arrivare in finale lo stile un po’ grintoso e ingenuo dei modi di Lorenzo Vargas?
Infine, l’interpretazione di Giuseppe Battiston dei monologhi scritti dagli autori, per forza di cose tradiva le sue personali preferenze verso alcuni testi piuttosto che per altri. Il pubblico avverte le diverse intonazioni mentre ascolta l’attore che legge, sente il suo entusiasmo, quanto l’indifferenza e la noia. E allora perché non chiedersi se anche la giuria possa essere stata influenzata dalle letture di Battiston, piuttosto che dalla personale lettura dei libri ?

La corrida
E cosi è stata una corrida in grande stile , proprio come si voleva, perfino l’incedere della musica nei momenti cruciali della votazione faceva pensare ai quiz tv, ai cantanti dilettanti allo sbaraglio, vecchi e nuovi : chi non ricorda la trasmissione di Corrado, dove i voti della giuria venivano immancabilmente influenzati dalla verve del protagonista, più che dalla sua voce, intonazione e capacità canora.
Puntata dopo puntata, i “giovani” scrittori hanno dovuto affrontare prove come a un concorso per un pubblico impiego: una prova di testo satirico, una prova di storytelling, una di scrittura veloce, una di scrittura creativa, una fiaba scritta dal punto di vista del cattivo, e, dulcis in fundo, un incontro immaginario niente meno che col Papa!
Se questa non è ricerca dell’audience, che cos’è? Saper scrivere? Certamente si puo’ scrivere anche lettere per altri, si possono fare i ghost writers , si può imparare a passare dal comico al drammatico, ma se uno la vena dello scrittore non ce l’ha, non se la può inventare. Il libro scritto a tavolino esiste, ma solo lo scrittore che ha la stoffa e l’entusiasmo scrive libri originali, che esprimono una propria personalità intrinseca, alla faccia di tutti i corsi di scrittura creativa.
E tutto questo lo sanno bene i tre scrittori professionisti della giuria: Andrea De Carlo, Giancarlo Cataldo e Taye Selosi. Non esistevano corsi di scrittura quando De Carlo scrisse i suoi primi romanzi, almeno in Italia. Eppure emerse. Sapeva scrivere. Non ha certo seguito corsi per imparare a scrivere l’ospite della serata Pino Roveredo, divenuto scrittore in prigione, autobiografico, scrive con una semplicità disarmante. La scrittura lo ha salvato nei momenti bui. E perchè non citare anche Grazia Deledda, prima donna Nobel per la letteratura italiana? scriveva fin da piccola sull’angolo del tavolo in cucina, tra pastori, pecore e donne indaffarate nei lavori di casa, tra i monti nuoresi della Sardegna di fine 1800. Era un’ottima osservatrice e scriveva a suo modo cio’ che vedeva. Quel modo la portò al Premio Nobel.

Due parole sul vincitore

Nikola Savic, di Oriago, è d’origine serba, si è imposto sugli altri finalisti e vedrà il suo romanzo «Vita migliore», pubblicato in 100 mila copie dall’editore Bompiani. Savic si è trasferito in Italia quando aveva 12 anni.: è un campione di Thai Boxe, laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna. Vive e lavora come commerciante a Oriago di Mira con la moglie e la figlia.

Informazioni su Paola Federici

Paola Federici è psicologa psicoterapeuta, scrittrice e giornalista. Ha fondato  il Centro Psicologico di Binasco (Milano). Riceve sia nello studio di Milano che in quello  di Binasco.  Ha scritto libri di psicologia divulgativa per tutti: "I bambini non ve lo diranno mai ma i loro disegni si"; "Il tuo bambino lo dice con i colori"; "Mi disegni un albero?"; "Gli adulti di fronte ai disegni dei bambini", “Lo stress del terzo millennio ( Ed. Franco Angeli). Ha collaborato con quotidiani e riviste nazionali Mondadori e Rizzoli (Donna Moderna, Confidenze, Donna Informa, Insieme, il Giorno, Il Resto del Carlino e altri). E’ stata per anni Direttore responsabile del mensile “La Tua Zona sud Milano). Per contatti, richieste di articoli  e appuntamenti scrivere a paolafedera@gmail.com
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