La puzza non è uguale per tutti! Ulisse spiega i segreti della percezione umana e animale

 

I 5 sensi

I 5 sensi

Uno dei cinque sensi è sempre privilegiato per favorire la sopravvivenza della specie, ma il cervello né è il motore e le esperienze del passato condizionano quelle attuali

Di Paola Federici

Nella puntata di sabato sera di Ulisse, il piacere della scoperta alcuni sperimentatori avevano proposto a diverse persone provenienti da culture ed etnie differenti, di annusare alcuni odori. Tra questi, quello più forte era un mix di cadaverina (odore di carne in stato di putrefazione) , metano e altro, che riproduceva in laboratorio l’odore, o puzzo, cosiddetto di “gabinetto”.

La cosa strabiliante è stata la reazione delle persone cui è stato fatto annusare il composto: mentre per gli occidentali si trattava di un puzzo insopportabile, per una larga parte di popolazione , prevalentemente non europea, era un odore un po’ sgradevole al massimo, ma la reazione fisiologica non è stata di forte rifiuto o di nausea, bensì quasi di indifferenza.

Ciò significa che il loro cervello ha elaborato diversamente quell’odore e non l’ha percepito come olezzo cui sfuggire. Forse i nostri contadini dei secoli scorsi, abituati a passare le giornate in mezzo ai campi e al letame degli animali, avevano , come si dice “fatto il naso” a quell’odore e quindi non lo sentivano cosi insopportabilmente puzzolente. In pratica, il loro cervello l’aveva elaborato come accettabile, perché per loro faceva parte dell’’esperienza quotidiana e non era quindi vissuto come negativo nemmeno nel contesto della loro vita. Infatti il letame era necessario e prezioso per un buon raccolto. In pratica il cervello elabora le esperienze come negative o positive e di conseguenza la percezione della realtà cambia, secondo le esperienze pregresse.

Pensare a questo semplice esempio, come una conferma che percepiamo non una realtà, ma tante realtà l’una diversa dall’altra, è semplicemente affascinante. Quindi non soltanto un’esperienza può avere influenza a livello emotivo, ma anche a livello fisiologico e sensoriale. Come dire: a ognuno la propria realtà! Non accade solo nella specie umana, ma in tutte le specie animali.

La percezione – dice la psicologia sperimentale – é una simulazione ricostruttiva generata dal cervello, sotto il controllo di una determinante genetica, delle interazioni tra noi e l’ambiente materiale che ci circonda e in base alle nostre conoscenze e alle nostre esperienze precedenti: cio’ che e’ percepito e’ diverso dall’oggetto esterno che rappresenta. Con una bella espressione della Programmazione NeuroLinguistica possiamo dire: la mappa non e’ il territorio, e ognuno di noi costruisce mappe diverse dello stesso territorio e anche mappe diverse da momento a momento, in base al nostro grado di attenzione, ai nostri bisogni, alle nostre motivazioni.

Gli organi di senso per vedere la realtà: ma quale realtà? A ogni specie quella più utile per la propria sopravvivenza

La specie umana ha quello visivo come organo di senso privilegiato – ha spiegato Alberto Angela nella puntata di sabato 11 maggio di “Ulisse– La vista è il più elaborato tra i cinque sensi – ha continuato il conduttore – e ci pone su un gradino superiore , ma non per tutto”.

Se pensiamo al cane, ad esempio, l’organo con cui scoprire , anzi fiutare il mondo è, quello olfattivo, di gran lunga più raffinato che nell’uomo. Se l’essere umano osserva, il cane fiuta. Senza il fiuto, come organo conduttore, non avrebbe molte possibilità di accorgersi dei pericoli in tempo, di procacciarsi il cibo, di accoppiarsi, di sfuggire ai pericoli presentendoli in tempo.

Anche il serpente ha una vista acuta e un occhio con una capacità di rotazione molto elevata, per il semplice motivo che ha bisogno di vedere quasi a 360 gradi se qualcuno – animale o persona – lo sta per attaccare. Ecco perché il serpente attacca solo figure in movimento e con una velocità tale da poter difficilmente sfuggire al suo morso velenoso: il suo organo difensivo è la vista, grazie alla quale attacca prima di essere attaccato. Ma più che l’acutezza della vista, è la sua capacità di percepire il movimento, anche quello impercettibile per l’uomo o per altre specie animali. Non sopravviverebbe altrimenti .

L’olfatto e il cane: un esempio di come “sentire” la realtà

E’ dagli odori che il cane ricava le informazioni per percepire il mondo. Non puo’ chiederci nulla, ma il suo annusarci quando rientriamo a fine giornata dal lavoro o dopo un viaggio di alcuni giorni, per lui è come leggere una sorta di carta geografica della persona: con chi è stato, dove e quando. Così se arriva una persona in casa che non conosce, è annusandola che scopre carta d’identità del nuovo individuo.

Quando il nostro cane si prende un po’ di tempo per annusarci, in realtà sta prendendo informazioni, che il suo cervello elaborerà e, in base alla sua esperienza, gli permetterà di trarre conclusioni: posso fidarmi o devo darmela a gambe?

Quello che gli interessa sapere lo scopre semplicemente annusandoci: dove siamo stati, come siamo disposti e anche … con chi siamo stati! in genere è interessatissimo se avverte odori di un altro cane e, spesso, si agita… Diciamo che “tradire” un cane senza essere scoperti, è impossibile!

Il nostro cane “vede”, ad esempio in un ambulatorio veterinario, solo tramite il suo olfatto l’età, il sesso, la disponibilità sessuale, lo stato di salute o di malattia, lo stato emotivo (ansia, paura, aggressività…), la natura dominante o sottomessa di tutti i suoi simili presenti.

I cani hanno – come i gatti – un organo vomeronasale, detto “organo di Jakobson”, che permette loro di catturare i feromoni, delle particolari sostanze chimiche prodotte da alcune ghiandole. Sono proprio i feromoni a fornirgli tutti i dettagli utili sui suoi simili, informazioni essenziali per la sua vita sociale.

Per comprendere quanto sia potente l’olfatto di un cane rispetto al nostro, basteranno delle cifre: la superficie dell’epitelio olfattivo di un cane ha un’estensione che misura dai 18 ai 150 cm quadrati, mentre nell’uomo misura dai 2,5 ai 4 cm quadrati; i ricettori olfattivi in un cane arrivano a 220 milioni in un Labrador Retriever, 200 milioni in un Cane da Pastore tedesco, 147 milioni in un Fox Terrier, 125 milioni in un Bassotto, 100 in un Bulldog … Mentre nell’uomo? Nell’uomo sono soltanto 5 milioni.

Se per il cane il suo “senso della vita” è l’olfatto, per l’uomo è la vista. Ovviamente i 5 sensi lavorano insieme, comunque, sia nel cervello umano che in quello del cane, ma il senso privilegiato è diverso nelle due specie.

 

La funzione del cervello nella percezione del mondo

Rimane però una costante . Gli organi di senso percepiscono gli stimoli attraverso il cervello, quindi dall’attenzione che in quel momento può essere diretta verso un elemento piuttosto che un altro. Durante la trasmissione è stato dimostrato che è praticamente impossibile “vedere” veramente tutto ciò che abbiamo davanti agli occhi, è d’obbligo fare una selezione. E in questo chi è implicato, se non il nostro cervello? Che sia implicata la vista, l’olfatto o l’udito, è attraverso il cervello che i sensi inviano segnali.

Il fenomeno dell’attenzione selettiva

E’ dunque impossibile che il nostro cervello percepisca il tutto, esso percepisce solo una parte del tutto. Un esempio banale ma indicativo di quanto sia importante l’attenzione: se nostro figlio studia una noiosissima lezione di storia con la tv accesa, per non perdere la sua trasmissione televisiva sportiva preferita, anche se con l’audio in sordina, state tranquilli che al termine della trasmissione, sarà più facile che vi sappia dire i risultati della partita piuttosto che i nomi degli imperatori romani. Il motivo è evidente: la sua attenzione, guidata dal suo interesse, era maggiormente diretta verso la partita che verso il capitolo di storia. Quindi il suo cervello, pur leggendo il libro, non poteva fare a meno di dare maggiore attenzione alla tv, nonostante l’audio appena percettibile. Questo fenomeno si chiama “attenzione selettiva”.

E’ cio’ che accade quando ci troviamo in mezzo a un gruppo di persone, per esempio a un party o una riunione di lavoro e stiamo ascoltando un collega che ci sta parlando di un problema inerente al lavoro. Improvvisamente udiamo qualcuno che da un altro gruppo ha pronunciato il nostro nome. Ci fermiamo , meravigliati. La nostra attenzione si è attivata nell’udire il nostro nome, anche se in mezzo a tante altre voci e altri discorsi, perché il nostro nome è per noi importante e viene prima di qualunque cosa. Si è attivato , anche in questo caso, il fenomeno dell’attenzione selettiva.

Anche se ci sembra che ciascun senso svolga il suo ruolo indipendentemente dagli altri, è evidente, come ha dimostrato la puntata della trasmissione, che non è così: più sensi collaborano insieme, per restituirci un’ impressione del mondo esterno. Una delle rivelazioni più affascinanti è stata proprio questa: che il mondo che vediamo è solo uno dei tanti possibili.

Informazioni su Paola Federici

Paola Federici è psicologa psicoterapeuta, scrittrice e giornalista. Ha fondato  il Centro Psicologico di Binasco (Milano). Riceve sia nello studio di Milano che in quello  di Binasco.  Ha scritto libri di psicologia divulgativa per tutti: "I bambini non ve lo diranno mai ma i loro disegni si"; "Il tuo bambino lo dice con i colori"; "Mi disegni un albero?"; "Gli adulti di fronte ai disegni dei bambini", “Lo stress del terzo millennio ( Ed. Franco Angeli). Ha collaborato con quotidiani e riviste nazionali Mondadori e Rizzoli (Donna Moderna, Confidenze, Donna Informa, Insieme, il Giorno, Il Resto del Carlino e altri). E’ stata per anni Direttore responsabile del mensile “La Tua Zona sud Milano). Per contatti, richieste di articoli  e appuntamenti scrivere a paolafedera@gmail.com
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